Java è il mio linguaggio preferito e quello che si è chiuso è stato un anno decisamente turbolento: l’acquisizione di Sun da parte di Oracle (annunciata nel 2009 e divenuta effettiva a gennaio dell’anno successivo), l’uscita di Gosling da Sun/Oracle, l’accordo fra Oracle e IBM per lo sviluppo congiunto di OpenJDK e delle nuove release del linguaggio, l’annuncio di Steve Jobs di voler interrompere lo sviluppo della JVM di Apple, la citazione in giudizio di Google da parte di Oracle per violazione di copyright.
Fra tutte queste novità che ne sarà del Javaday? Anche il Javaday cambia, si apre a nuovi (e vecchi) linguaggi e diventa Codemotion: evento dedicato a chi si emoziona dinnanzi a poche poetiche righe di codice o alla possenza di centinaia di KLOC perfettamente armonizzate.
Già nelle ultime edizioni del Javaday sono stati accolti con favore gli interventi inerenti altri linguaggi che avevano come comune denominatore un ambiente di run time fatto in Java o un codice compilato in byte code. Illustri esempi sono Groovy o Scala cui sono stati dedicati due degli interventi della IV Edizione del Javaday.
Per chi in cuor suo nutre il timore che Java non sarà più quello di una volta, Codemotion è una ghiotta occasione di entrare in contatto con nuovi linguaggi e mettere a confronto le esperienze maturate sul campo. A tale proposito fino al 18 gennaio è possibile rispondere alla call4paper e proporre un proprio intervento attivo; per i più pigri le iscrizioni sono già aperte.